IL LANGUISHING E L’ASSENZA DI BENESSERE
Arriva dall’America, ed è un termine coniato dallo psicologo Corey L.M. Keyes che, nella sua ricerca del 2002, introduce il termine per indicare l’assenza di uno scopo e di piacere nella propria vita. Letteralmente significa “languire” e Keyes utilizzò questa parola per indicare le persone che non potevano ritenersi depresse ma che, nonostante questo, non erano comunque felici. Nella ricerca Keyes mostrava, infatti, come il languishing non si potesse considerare strettamente connesso con ansia e depressione.
Uno psicologo dell’Università della Pennsylvania, Adam Grant, riprende questo termine e lo caratterizza come un’assenza di benessere e un’impossibilità di utilizzare le proprie risorse al massimo. Definisce il languishing come l’emozione dominante del 2021, e lo traduce come un senso di stagnazione, di disagio e di vuoto che può originare dallo sconvolgimento delle nostre vite per via dell’avvento del Covid-19 e dall’angoscia che la presenza del Virus comporta.
Il pericolo, sottolinea Grant, sta nel fatto che questo stato di malessere rischia di passare inosservato perché non comporta particolari sintomi, ma è uno stato che a poco a poco “ spenge” le persone e ne distrugge le loro motivazioni, le funzioni e le loro capacità personali. Inoltre, sembrerebbe essere presente nella popolazione statunitense molto più della Depressione Maggiore. Nel suo articolo per The New York Times, Grant specifica come la persona che si trova in questo stato non riesca a percepire lentamente se stessa cadere nella solitudine, e nemmeno il fatto che a poco poco si ritrovi immersa nell’indifferenza della propria indifferenza.
IL LANGUISHING IN ITALIA: ALCUNE RIFLESSIONI
In Italia è un termine utilizzato in modo forse un po’ improprio perché, o viene traslato dalla cultura americana a quella italiana, o viene menzionato in relazione ad altri disturbi (quali ad esempio il disturbo bipolare), ma di cui il collegamento non ha evidenze scientifiche.
Attualmente non ci sono molte ricerche italiane che approfondiscano questo stato emotivo e lo correlino con il periodo pandemico. Alcuni spunti interessanti provengono da ricerche più settoriali, come ad esempio quella svolta in Lombardia, in cui è stato esplorato il rapporto tra languishing e Disturbo Post Traumatico da Stress in rapporto alla pandemia. In questa ricerca è stato messo in evidenza che nella primavera del 2020 le persone colpite dallo stato di languishing in Italia probabilmente erano tre volte di più di quelle a cui era stato diagnosticato il Disturbo Post Traumatico da Stress.
Senz’altro, però, è utile riflettere sull’utilizzo di questo termine poiché non è infrequente incontrare persone che si trovano in questo stato di progressivo appiattimento dovuto ad un impoverimento di stimoli e di relazioni sociali che l’avvento del Covid-19 ha comportato.
L’aspetto a mio avviso interessante che mette in luce Grant sta nel fatto che le persone colpite dallo stato di languishing si ritroverebbero in uno stato di indifferenza senza neanche accorgersene, e senza una consapevolezza rispetto a ciò che gli sta succedendo. Se così fosse, riuscire ad intervenire tempestivamente sulla propria vita per riprenderla in mano, sarebbe assai difficile; così come riuscire a chiedere aiuto.
DIFFERENZE TRA PERSONALITÀ DEPRESSIVA, DISTURBO DEPRESSIVO E LANGUISHING
Per prima cosa è bene evitare di fare confusione: quando si parla di depressione si può far riferimento sia ad una personalità depressiva che ad un disturbo di personalità; mentre nel caso del cosiddetto languishing si parla di stato emotivo.
Nel caso della persona con una personalità depressiva, l’affetto caratterizzante è questa grande e palpabile tristezza che la caratterizza e, anche nei casi in cui non si sente particolarmente giù di tono, trasmette all’altro comunque una “profonda malinconia interiore” (Mc Williams, 2011, p. 272). Un aspetto centrale di una struttura depressiva sta nel fatto che si è profondamente convinti, spesso inconsapevolmente, di essere intrinsecamente distruttivi e, quindi, di essere meritevoli di rifiuto e anche di averlo provocato. Oppure, dall’altro lato, si è convinti di essere sempre inadeguati, desiderosi dell’affetto degli altri ma condannati ad una vita di delusione perché non ci si sente voluti nè meritevoli di amore.
Le persone con questo stile di personalità si possono sentire vuoti, soli e deboli e sentire che la loro vita è incompleta e priva di significato.
Per quanto riguarda il disturbo depressivo secondo il PDM-2 (2020), chi ne soffre, oltre a caratterizzarsi per una disposizione a sentirsi in colpa e/o provare vergogna, è colpito anche da sintomi vegetativi (quali il rallentamento psicomotorio, mutamenti dell’appetito, disturbi del sonno e diminuzione del desiderio sessuale o del piacere sessuale) e dalla presenza di un affetto disforico (la persona si sente triste, inquieta, frustrata, tesa e irritabile).
Nel caso dello stato emotivo del languishing, invece, esso non sembra colpire esclusivamente persone con una struttura depressiva di personalità, né chi soffre di depressione; ma può invece caratterizzare persone differenti tra loro.
Grant parla del languishing come di un’assenza di benessere, come se la persona non funzionasse al massimo delle proprie capacità, indebolendo le proprie motivazioni e depotenziando le proprie abilità. È uno stato che colpirebbe lentamente, diminuendo a poco a poco ogni fonte di piacere personale, facendo scivolare nella solitudine e in uno stato di privazione di qualsiasi stimolo.
COME SUPERARE QUESTA ASSENZA DI BENESSERE?
Per superare questo stato di disagio, Grent suggerisce di seguire alcuni step:
- mettere in parole le difficoltà che si stanno attraversando ed esternare agli altri la propria assenza di benessere è il primo passo per uscire da questo stato;
- seguire il “flow”. Letteralmente significa “flusso” ed è utilizzato per indicare la capacità delle persone di mantenersi impegnate nei propri progetti di vita nonostante la pandemia abbia modificato lo stile di vita di tutti noi. Sembrerebbe essere questo il miglior predittore di benessere, molto più dell’ottimismo o della consapevolezza;
- darsi un tempo ininterrotto. Questo significa che non bisogna mettersi fretta, né darsi tempistiche rigide per gestire le proprie progettualità, ma occuparsi di una cosa per volta senza darsi un tempo scandito né lasciarsi assorbire da interruzioni mentre si è assorti in qualcosa di cui ci si sta occupando;
- procedere per piccoli obiettivi, un passo alla volta. Molto spesso il raggiungimento di un piccolo traguardo dona energia per avviare molti altri piccoli progetti.
Questi sono alcuni dei punti che Grent ritiene importanti per uscire dal languishing. Va detto che lui è uno psicologo che si occupa principalmente di realtà organizzative, del benessere aziendale e dei lavoratori, quindi l’orientamento al languishing è molto concreto e focalizzato su obiettivi ben precisi e generalizzabili. Inoltre il termine, così come descritto da Grent, nasce e si sviluppa in un contesto americano che culturalmente è molto differente dal nostro.
Ciononostante i punti sopra riportati possono senz’altro allenarci a rimanere attivi: nonostante la pandemia abbia modificato le nostre vite, trasformato i nostri progetti e, in alcuni casi, anche le nostre famiglie, sentire di avere ancora una progettualità da portare avanti è importante per avere la sensazione di possedere ancora un potere decisionale sulla propria vita e di essere ancora capaci di costruire qualcosa per sé.
Riuscire sempre ad ascoltarsi ed individuare come ci si sente nelle esperienze che si vivono è fondamentale per cogliere se ci sono segnali di potenziale malessere o che possono portarci a sentire di aver bisogno di aiuto.
Non dimentichiamoci, infine, che ognuno è unico e speciale a suo modo e merita di trovare la sua specifica strada ed i propri personali obiettivi di vita senza calcare le orme di nessun altro. Questo non significa procedere in solitudine; ma progettare il proprio percorso regalandosi la possibilità di lasciarsi guidare, o aiutare, nel caso si sia in difficoltà durante il proprio cammino.
Riferimenti bibliografici
Accardi R., Bassi M., Delle Fave A., Negri L. (2021), The relationship between post-traumatic stress and positive mental health symptoms among health workers during COVID-19 pandemic in Lombardy, Italy, Journal of Affective Disorders, 280 part. B., 1, Feb., 1-6;
Grent A. (2021), There’s a Name for the Blah You’re Feeling: It’s Called Languishing. The neglected middle child of mental health can dull your motivation and focus — and it may be the dominant emotion of 2021, The New York Times, consultato il 29 Aprile 2021 su https://www.nytimes.com/2021/04/19/well/mind/covid-mental-health-languishing.html ;
Keyes C.L.M. (2002), The Mental Health Continuum: From Languishing to Flourishing in Life, Journal of Health and Social Research, 42, June, 207-222;
Lingiardi V., Mc Williams N. (2020) (edited by), Psychodynamic Diagnostic Manual. Second edition PDM-2, The Guilford Press, New York, (trad. it. PDM-2. Manuale diagnostico psicodinamico, Raffaello Cortina Editore, Milano, 2020) ;
Mc Williams N. (2011), Psychoanalytic Diagnosis. Understanding Structure in the Clinical Process. Second edition, The Guilford Press, New York, (trad. it. La diagnosi psicoanalitica. Seconda edizione riveduta e ampliata, Raffaello Cortina Editore, Milano).