IL LANGUISHING, L’EMOZIONE DEL 2021

IL LANGUISHING E L’ASSENZA DI BENESSERE
Arriva dall’America, ed è un termine coniato dallo psicologo Corey L.M. Keyes che, nella sua ricerca del 2002, introduce il termine per indicare l’assenza di uno scopo e di piacere nella propria vita. Letteralmente significa “languire” e Keyes utilizzò questa parola per indicare le persone che non potevano ritenersi depresse ma che, nonostante questo, non erano comunque felici. Nella ricerca Keyes mostrava, infatti, come il languishing non si potesse considerare strettamente connesso con ansia e depressione.
Uno psicologo dell’Università della Pennsylvania, Adam Grant, riprende questo termine e lo caratterizza come un’assenza di benessere e un’impossibilità di utilizzare le proprie risorse al massimo. Definisce il languishing come l’emozione dominante del 2021, e lo traduce come un senso di stagnazione, di disagio e di vuoto che può originare dallo sconvolgimento delle nostre vite per via dell’avvento del Covid-19 e dall’angoscia che la presenza del Virus comporta.

Il pericolo, sottolinea Grant, sta nel fatto che questo stato di malessere rischia di passare inosservato perché non comporta particolari sintomi, ma è uno stato che a poco a poco “ spenge” le persone e ne distrugge le loro motivazioni, le funzioni e le loro capacità personali. Inoltre, sembrerebbe essere presente nella popolazione statunitense molto più della Depressione Maggiore. Nel suo articolo per The New York Times, Grant specifica come la persona che si trova in questo stato non riesca a percepire lentamente se stessa cadere nella solitudine, e nemmeno il fatto che a poco poco si ritrovi immersa nell’indifferenza della propria indifferenza. Leggi tutto “IL LANGUISHING, L’EMOZIONE DEL 2021”

L’ADOLESCENZA TRASFORMATA: IL CAMBIAMENTO DELL’ADOLESCENZA AI TEMPI DELLA PANDEMIA

Lavorando spesso con i ragazzi ho avuto modo di assistere direttamente al cambiamento che ha comportato l’ingresso del Covid-19 nella loro quotidianità. A distanza di un anno dall’inizio della trasformazione delle vite di tutti noi e del nostro stile di vita, i ragazzi, non solo si sono dovuti adattare ad una nuova realtà, ma stanno anche trasformando il modo di costruire la loro identità e di affrontare (o non affrontare) le sfide che questo comporta.

COME CRESCE L’ADOLESCENTE: I COMPITI DI SVILUPPO
Lo stile di vita cambia sì, ma ciò che non muta sono le fasi che i ragazzi si trovano ad affrontare per poter costruire loro stessi. Pietropolli Charmet (Maggiolini, Pietropolli Charmet 2004), parlando appunto dei compiti di sviluppo che ciascun adolescente è chiamato ad affrontare, mette in luce l’attenzione che bisogna mantenere al mondo affettivo e relazionale dei ragazzi: loro costruiscono chi sono e chi vogliono essere attraverso le sperimentazioni nelle relazioni con gli altri e attraverso l’imparare ad entrare in contatto con il loro mondo emotivo (per conoscere ciò che provano e come reagiscono alle esperienze che fanno durante il loro sviluppo).

Attraverso l’alfabetizzazione emotiva e le relazioni con gli altri è possibile affrontare i compiti di sviluppo, che sono: Leggi tutto “L’ADOLESCENZA TRASFORMATA: IL CAMBIAMENTO DELL’ADOLESCENZA AI TEMPI DELLA PANDEMIA”

Se prima eravamo in due. Le trasformazioni nel rapporto di coppia dopo la nascita di un figlio

DALL’ ALCOVA AL NIDO: L’ARRIVO DI UN FIGLIO E L’IMPATTO SULLA COPPIA

La nascita di un figlio è un evento emozionante che stravolge la vita e che richiede dei cambiamenti nel rapporto tra i partners: all’arrivo del bambino non si è più soltanto coniugi ma anche genitori ed è necessario riuscire a conciliare entrambi i ruoli, dando vita ad una nuova identità di coppia.

Ogni fase della vita coniugale è caratterizzata da una serie di compiti di sviluppo (Bianchi, Giusti, 2012, p. 275).
Anche nel caso della nascita di un figlio, la diade si troverà di fronte a delle trasformazioni di cui doversi occupare: Leggi tutto “Se prima eravamo in due. Le trasformazioni nel rapporto di coppia dopo la nascita di un figlio”

Hikikomori: un’adolescenza tra autoreclusione e disadattamento

ORIGINE E CARATTERISTICHE DEL FENOMENO
Il termine Hikikomori venne coniato da uno psichiatra giapponese, Saitō Tamaki, che si interessò a questo fenomeno con cui definì i giovani che mostravano segnali di letargìa, impossibilità di comunicare con l’altro e isolamento sociale.
La parola è formata da hiku, che significa “tirare indietro”, e da komoru che significa “ritirarsi”. Infatti l’espressione di questa forma di disagio sta nella violenta reclusione dal mondo esterno al punto da far sì che la persona (spesso adolescente o giovane adulto) si isoli da ogni contatto sociale rimanendo segregato nella propria stanza.

Saitō (1998) ha elencato anche una serie di sintomi che caratterizzerebbero l’Hikikomori, tra essi vi sono:

  • ritiro sociale;
  • fobia scolare;
  • antropofobia (angoscia causata dalla presenza di persone);
  • automisofobia (paura di essere sporco o di sporcarsi);
  • agorafobia (paura degli spazi aperti);
  • manie di persecuzione;
  • sintomi ossessivo-compulsivi;
  • evitamento sociale;
  • apatìa (mancanza di partecipazione, sia intellettiva che affettiva, e di interesse nelle cose);
  • letargìa (stato di sonno costante);
  • umore depresso;
  • inversione del ritmo sonno-veglia;
  • sentimenti di autosvalutazione e di colpa.

Watanabe (citato in Ricci, 2009, pp. 123-124) ha evidenziato tre fondamentali caratteristiche del fenomeno:

  • il ritiro sociale: un fuggire le relazioni umane per timore dell’altro da sé;
  • la chiusura effettiva del mondo fuori dalla propria stanza: gli altri vengono simbolicamente e letteralmente chiusi fuori;
  • l’allontanamento, mentale e fisico, dalla vita sociale.

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Relazioni violente: al di là di una visione “vittima-carnefice”

LA VIOLENZA RECIPROCA NELLA COPPIA: UN FENOMENO SOMMERSO?Echeburùa e Corral (1998) ritengono che le forme di maltrattamento all’interno della coppia possano assumere diverse forme e che si possa parlare di maltrattamento nella coppia quando i partner hanno un legame affettivo stabile.
È raro occuparsi di maltrattamento reciproco all’interno della coppia, perché capita maggiormente di sentir parlare della violenza sulle donne e di uomo maltrattante.
Parlando della “violenza reciproca nella coppia” intendo riferirmi a tutte quelle situazioni in cui si crea un “incastro” nella relazione tra i partner e in cui entrambi contribuiscono (attraverso differenti modalità) ad esercitare una violenza sull’altro, che sia fisica o psicologica.
Secondo Ridley e Feldman (2003) i pochi dati a disposizione sulla violenza recirpoca nella coppia sono dovuti al fatto che essa spesso è esaminata a partire dalle azioni maschili e la violenza femminile è vista solo come una risposta difensiva di fronte a quella dell’uomo.
Krahè et al. (2005), invece, sottolineano proprio come la presenza di comportamenti violenti (sia psicologici che fisici) attuati da entrambi i partner sia un fenomeno diffuso e che non sembrerebbe legato alle caratteristiche del contesto sociale di appartenenza. Leggi tutto “Relazioni violente: al di là di una visione “vittima-carnefice””

Parlare del tumore ai bambini


INTRODUZIONE
La presenza di una qualsiasi forma tumorale nell’infanzia è qualcosa che impatta in maniera fortissima nella vita familiare. È uno stravolgimento che genera un senso di sconforto e di impotenza. I dati riportati nel report del 2017 redatto dall’Associazione Italiana di Oncologia Medica (AIOM) in collaborazione con l’Associazione Italiana Registri Tumori (AIRTUM) 2017 dimostrano che negli ultimi anni 40 anni è aumentato il tasso di sopravvivenza a seguito di patologie oncologiche in età pediatrica. Questo è un dato incoraggiante se si pensa a quanto possa essere difficile la diagnosi precoce per la maggior parte dei tumori infantili poichè possono esserci iniziali sintomi aspecifici o quadri clinici silenti (Guarino, 2006). Qualsiasi sia il decorso della malattia, il suo arrivo ed il processo di cure che ne consegue comportano una rottura di un equilibrio familiare che è molto delicato ricomporre.  La difficoltà sta nel fatto che spesso l’avvento del tumore porta con sé l’imprevedibilità delle sue evoluzioni e l’assenza di controllo su di esso da parte del bambino e della famiglia che lo assiste e lo supporta. Leggi tutto “Parlare del tumore ai bambini”

Alienazione genitoriale: quando il conflitto dei genitori ingloba i figli

LA SINDROME DA ALIENAZIONE PARENTALE (PAS)

La sindrome da alienazione parentale, Parental Alienation Syndrome (PAS), fu formulata per la prima volta dallo psichiatra Richard Gardner negli anni ottanta. Egli la definì come una sindrome che si manifesta in situazioni di separazioni conflittuali in cui vi è una disputa per la custodia dei figli.
Si tratterebbe di un lavoro di “indottrinamento/programmazione” (Di Blasio, 2013, p. 315) immotivato da parte del genitore alienante sul figlio, per screditare o denigrare l’altro genitore che diventa, in tal modo, alienato.
Per poter parlare di PAS occorre che i tentativi di allontanare un figlio dall’altro genitore non siano dovuti alla presenza di un reale pericolo per il figlio, e che ci sia una partecipazione attiva del minore nella campagna denigratoria del genitore.
Secondo Gardner (1998), l’esposizione del figlio al genitore alienante trasmetterebbe al primo la sensazione di minaccia incombente nel frequentare il genitore alienato e ciò potrebbe portare allo sviluppo di psicopatologie del bambino quali, ad esempio, l’ansia da separazione o il disturbo della condotta. Quali sono le caratteristiche che contraddistinguono i vari attori coinvolti nella PAS?

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Cyberbullismo: nuove frontiere del disagio in adolescenza

 UNO SCENARIO CHE CAMBIA: DAL BULLISMO AL CYBERBULLYING
Ogni forma di disagio, malessere, violenza o prepotenza, va compresa all’interno di uno scenario socio-culturale che cambia e si evolve. Ormai da diversi anni l’utilizzo di mezzi informatici ha portato a una rapida diffusione di informazioni, messaggi e immagini che viaggiano ad un’alta velocità e connettono in modo rapido moltissime persone. Così come le nuove tecnologie permettono una rapida diffusione e condivisione di innumerevoli quantità e tipologie di informazioni, allo stesso modo possono diventare uno strumento per esternare i propri pensieri e le proprie emozioni.
Ci sono situazioni in cui, però, le nuove tecnologie possono trasformarsi in un mezzo attraverso cui offendere, deridere, minacciare o perseguitare altre persone.  Leggi tutto “Cyberbullismo: nuove frontiere del disagio in adolescenza”

Il rapporto di coppia: dalla crisi al cambiamento

COPPIA SI NASCE, COPPIA SI DIVENTA
Dal momento in cui due persone decidono di stare assieme, inizia un legame intimo che porta con sé desideri ed aspettative sia su se stessi in rapporto al partner, che viceversa.
Il soddisfacimento dei bisogni di uno viene cercato nei gesti e nelle azioni dell’altro che, risponde, in maniera speculare, alle richieste del partner così da rinforzare la sensazione di essere amati, importanti e speciali per l’altra persona. Si ha la sensazione che quella persona soddisfi esattamente i propri bisogni e le proprie aspettative;  diventando “unica” e “speciale”.
Questo può accadere in maniera reciproca per entrambi i membri della coppia, grazie al contributo di ognuno dei due all’interno della relazione.
Così, inizia quella fase che Fisher chiama dell’ “innamoramento” (1999, p.189): la sensazione è che il compagno, o la compagna, si trovi sulla stessa lunghezza d’onda del partner, che capisca perfettamente e che non servano parole per essere compresi.
In questo momento in cui si inizia ad instaurare un legame intimo, si incontrano anche due storie che avvicinandosi iniziano a costruirne una terza che è più della loro semplice somma: una storia di coppia. Questa storia è costruita assieme dai partner e prosegue attraverso momenti più o meno critici.
Ma quando comincia a vacillare tutto questo? Quando il partner “non è più come un tempo” al punto di venir visto come qualcuno che non si riconosce più?

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